Sandro Manoni, uno degli affezionati scrittori della nostra agenzia letteraria Maestri & Margherite, ha deciso di raccontare l’esperienza avuta con noi durante l’editing del suo romanzo Venezia non basta, vincitore del Premio Cimitile nel 2008.
Il racconto di Sandro Manoni
Mi raffiguro l’editor come il componente di un equipaggio in una macchina da rally.
Ci sono il pilota e il navigatore. Quest’ultimo fornisce le indicazioni del percorso, avverte della vicinanza delle curve, della loro difficoltà, della velocità con cui affrontarle. Insomma suggerisce al pilota il modo di guidare per arrivare incolume alla fine del percorso e, possibilmente, di piazzarsi vincitore alla meta.
È la metafora della dinamica di chi scrive. Ognuno, nella compilazione di un testo, romanzo, saggio o altro, si lascia spesso trascinare dalla sua enfasi creativa, spesso dalla sua prolissità, dall’esuberanza descrittiva di luoghi, persone, avvenimenti. Riempie pagine per descrivere sentimenti, sensazioni, stati d’animo, senza una struttura logica, in modo confuso, senza accorgersi che lascia dietro di sé un terreno accidentato e di difficile orientamento per chi legge. Insomma, corre senza badare alle insidie del percorso.
Sandro Manoni e Maestri & Margherite
Fu quello che capitò a me quando scrissi il romanzo Venezia non basta. Non era il mio primo libro, ma quello che manifestava maggiori difficoltà. Siccome non ho mai sofferto della sindrome del foglio bianco, andavo giù di scrittura senza remissione fino a farlo diventare un testo di più di seicento pagine. Poi mi accorsi che sembrava un pachiderma immobilizzato e, per tirarlo fuori dal pantano, cercai di alleggerirne il peso tagliando qua e là dove trovavo ripetizioni, periodi involuti e altre scorie. Ma ancora quel corpaccio enorme non dava segno di vita.
Capii che avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse ad alleggerirne il peso, perché da solo non riuscivo a mettere mano alle necessarie amputazioni su una mia creatura. Purtroppo le cose scritte sono una parte di ognuno di noi, sono come nostri figli, e, com’è noto, i ‘figli so’ piezz’e core’.
Un minimo di documentazione sulle prestazioni delle agenzie letterarie e mi imbattei in Maestri & Margherite. Non ricordo perché scelsi questa, so che fu una scelta felice. Del personale addetto venni in contatto con Alice Scolamacchia, prendemmo i primi accordi e inviai il testo di Venezia non basta. Dopo aver ricevuto una scheda di lettura, pur con tutti gli appunti del caso, capii che il libro, ancorché palloso assai, era stato esaminato scrupolosamente.
Solo adesso, dopo aver lavorato insieme su altri testi, immagino la disperazione di Alice nel dover mettere mano a un tale delirio letterario (se così si può dire), e la conseguente fatica.
La fase dell’editing
Cominciammo l’editing scambiandoci alternativamente capitolo per capitolo. Ma non una volta sola. La prima era il testo corretto dai refusi ed emendato delle parti ritenute inutili. Seguiva una difesa disperata di quanto da me scritto. Poi, con grande pazienza, mi si spiegava il perché di quei tagli ed eventualmente una loro riscrittura più succinta. Seguiva il testo accettabile.
Così per la durata di 22 capitoli. Tra le altre sue bravure, Alice non fece mai trasparire l’odio che avrà provato per me, che nel tempo e per i successivi lavori fatti insieme, forse sarà diminuito. Al di là delle battute, il libro scese alle attuali 450 pagine e dovette essere considerato leggibile, perché dopo questa cura partecipai ad alcuni premi letterari con un discreto successo.
Ma quello che designò la sua consacrazione fu il primo premio al Cimitile del 2008 che prevedeva la pubblicazione da parte dell’Editore Guida di Napoli. Come regolarmente avvenne.
Quel testo che Alice aveva concorso a modificare con la sua sensibilità letteraria e con la sua competenza professionale (avrei usato ‘maestria’ ma sembrava un assist pubblicitario a Maestri & Margherite), forse nella sua forma originale non avrebbe trovato la stessa attenzione nella giuria di un premio dell’importanza del Cimitile.
Per ora non aggiungerei altro, perché, se me ne sarà data opportunità, avrò modo di raccontare altre occasioni di lavoro con la mia editor, e altri risultati positivi con i miei libri.